Dr. Eithan Haim

Negli Stati Uniti impazza l’ideologia transgender. Le vittime sono spesso adolescenti ai quali viene reso fin troppo facile l’accesso alla chirurgia per il cambio di sesso, a volte anche a insaputa dei genitori. Medici critici lanciano l’allarme e parlano di mutilazione di adolescenti. In Svizzera non siamo ancora a questo punto, ma sempre più spesso vengono alla luce gli eccessi dell’ideologia transgender e le minacce che incombono sui minori nelle scuole e nelle cliniche.

In Texas, il coraggioso chirurgo Dr. Eithan Haim e la sua famiglia pagano a caro prezzo l’avere portato a conoscenza dell’opinione pubblica un programma medico transgender segreto che si rivolge a centinaia di minori dagli 11 anni in su. Alle 7 di una mattina di inizio giugno bussano alla sua porta tre Marshals americani pesantemente armati. La visita è intimidatoria: gli agenti notificano al Dr. Haim che è stato incriminato dal Dipartimento di giustizia USA dell’amministrazione Biden e che rischia una multa fino a 250’000 dollari e 10 anni di carcere.

Le spese legali del dottor Eithan Haim hanno nel frattempo superato i 300’000 dollari consumando tutti i suoi risparmi. Fortunatamente, una campagna di raccolta fondi gli ha permesso di racimolare quanto basta per coprire le spese processuali.1 La stima complessiva delle spese legali che dovrà sostenere supera però il milione di dollari.

Il Dr. Ethan Haim sottolinea che i «ragazzi» soffrivano di turbe mentali deliberatamente ignorate. Invece di svolgere accertamenti medici, ai ragazzi sarebbero stati prescritti bloccanti ormonali e terapie ormonali antagoniste, preparando la strada a interventi successivi come l’amputazione di parti sane del corpo, in sostanza vere e proprie mutilazioni. Egli rimprovera agli attivisti transgender di usare un anti-linguaggio inveritiero e rispondente solo a dettami ideologici. Una medicina di questo tipo non mira alla guarigione del paziente, bensì alla sua distruzione e si basa su falsità che nulla hanno a che vedere con la scienza medica.

Per il Dr. Ethan Haim è chiaro che lo scopo del dipartimento di giustizia è mettere in guardia i potenziali «informatori» dal mettere in discussione l’ideologia politica dominante e dire come stanno in realtà le cose, pena il trovarsi a fare i conti con il «pugno di ferro statale». L’incriminazione nei suoi confronti avrebbe pertanto il solo scopo di intimidire lui e altre persone stabilendo un esempio. Il dottor Haim, ad ogni modo, non ha nessuna intenzione di piegarsi ai dettami di questa ideologia.2

In California, Seth Stemen, membro dell’organo di vigilanza sulle scuole del Marysville Joint Unified School District, ha difeso a inizio agosto 2024 in un accorato discorso i diritti dei genitori denunciando gli attacchi che lo Stato porta alla famiglia. Al centro delle sue critiche vi era una legge firmata in luglio dal governatore democratico Gavin Newsom, la cui entrata in vigore è prevista il 01.01.2025. La legge vieta alle scuole di informare i genitori dell’eventuale decisione di un allievo o un’allieva di usare un nome o un pronome di sesso opposto. Se, ad esempio, Tim improvvisamente vuole essere chiamato Tina e i pronomi e gli aggettivi che lo riguardano devono essere tutti al femminile, la scuola potrà avviare il processo di transizione sociale di genere anche a insaputa dei genitori, i quali possono essere informati solo con il consenso del minore.

Secondo Seth Stemen, la transizione sociale di genere può portare alla prescrizione di bloccanti della pubertà e di terapie ormonali antagoniste per poi arrivare anche a mutilazioni fisiche e psichiche degli adolescenti. Per ragioni ideologiche, gli interventi di «cambio del sesso» sono eufemisticamente chiamate «operazioni di riassegnazione del sesso».

Un giornalista, evidentemente contrariato, aveva qualificator di «odiosa» la presa di posizione di Seth Stemen, definendolo «transfobico», «estremista di destra» e «preoccupato solo per il suo Dio».

Seth Stemen

Possiamo partire dal presupposto che siano migliaia, ad oggi, negli Stati Uniti, le scuole che non informano più i genitori se il loro figlio o la lora figlia cambia il proprio genere sociale. Ciononostante, in California la lotta per i diritti dei genitori continuerà imperterrita, afferma il gruppo d’azione «California Family Council». Le voci delle famiglie non dovrebbero essere messe a tacere in politica e nelle aule di scuola.

In Svizzera, una coppia di genitori ha informato l’Associazione Iniziativa di protezione che nella scuola frequentata da loro figlio, nel canton Zurigo, si era proceduto, a loro insaputa, alla modifica del suo genere sociale. Scioccati per l’accaduto, hanno perso talmente fiducia nella scuola pubblica da decidere di iscrivere il figlio a una scuola privata.

A inizio anno, nove genitori avevano lanciato gravi accuse in una lettera indirizzata alla direttrice del dipartimento della sanità di Zurigo Natalie Rickli e al medico cantonale Dr. Christiane Meier. Al centro delle critiche, la Clinica per la psichiatria e la psicoterapia degli adolescenti (KJPP) di Zurigo e la sua vicedirettrice Dagmar Pauli. Il Gruppo di genitori, costituitosi nell’associazione «Verein für einen angemessenen Umgang mit Fragen zum Geschlecht bei
jungen Menschen» (AMQG/AUFG, in italiano «Associazione per un corretto trattamento delle questioni inerenti al genere nei giovani»), critica in particolare che a riguardo dei loro figli non siano state approfondite problematiche di ordine psichico prima di porre la diagnosi di disturb dell’identità sessuale. Inoltre, la subitanea transizione di genere è stata «raccomandata ed eseguita» dai medici e dai terapisti della clinica «senza il coinvolgimento dei
genitori». La clinica avrebbe inoltre esercitato pressioni sostenendo che altrimenti il minore avrebbe potuto commettere suicidio (servizio investigativo della SRF del 17.01.2024).

Elon Musk, CEO di Tesla, tra i suoi dodici figli ne ha uno che si definisce donna trans. Citazione di Musk: «Mio figlio è stato ucciso dal ‹virus woke-mind›». Musk afferma di essere stato ingannato quando a suo tempo aveva firmato i documenti per Xavier e che nel seguito sarebbe anche sorta molta confusione. Gli sarebbe infatti stato detto che suo figlio avrebbe potuto suicidarsi. Oggi suo figlio non vuole più avere nulla a che fare con il padre. Si chiama Vivian Jenna Wilson ed ha 20 anni.

L’Associazione Iniziativa di protezione si impegna a garantire negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole dell’obbligo che non vengano dispensati contenuti didattici che inducono bambini e adolescenti a intraprendere un percorso transgender fatto di «transizione sociale, bloccanti della pubertà, terapie ormonali antagoniste e amputazione di parti sane del corpo».

Il 16 agosto 2024, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto la richiesta del governo Biden-Harris di modificare in una legge federale («Title IX») il significato della parola «genere» affinché includesse il concetto di «identità di genere». «La radicale ridefinizione del genere da parte del governo Biden-Harris minaccia la sicurezza e la sfera privata degli allievi», ha dichiarato un rappresentante di Alliance Defending Freedom (ADF), una ONG che si impegna a favore della libertà di religione e di opinione e per i diritti dei genitori.

1https://www.givesendgo.com/texas_whistleblower
2Dr. Eithan Haim, Texas Children’s Hospital Exposed for Illegal Gender Affirming Care, The Jordan B. Peterson Podcast N. 459

I propagandisti della sessualizzazione precoce agiscono senza alcuna base scientifica, sostiene il Prof. Dr. Jakob Pastötter. Il rinomato sessuologo contesta l’idea che i bambini siano «esseri sessuali dalla nascita», un’affermazione che, secondo lui, spianerebbe la strada agli abusi sui minori.

Le affermazioni del Prof. Pastötter che citiamo nel seguito sono tratte da un’intervista rilasciata il 29 agosto 2024 durante la trasmissione «Polit-Talk» su Hoch2 TV (vedi anche il codice QR qui sotto).

Dr. Philipp Gut: Prof. Pastötter, la sessualizzazione precoce è un tema scottante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sostiene che l’essere umano è un «essere sessuale» sin dalla nascita, un’affermazione che molti danno per scontata e alla base di una dottrina che organizzazioni lobbistiche portano nelle scuole e persino nelle istituzioni prescolastiche. Il centro specializzato grigionese Adebar offre, ad esempio, corsi di educazione sessuale per la scuola dell’infanzia affermando che i contenuti sono completamente innocui. Qual è il suo parere di sessuologo in merito?

Prof. Dr. Jakob Pastötter: Parto dal presupposto che è senz’altro un bene il non brancolare nel buio in tema di sessualità. Tuttavia, praticamente tutto ciò che viene proposto oggi nel campo della pedagogia sessuale è così poco scientifico da far rabbrividire. Si parla continuamente di scienza, ma di scientifico non c’è nulla. Quasi nessuna delle affermazioni che fanno OMS, International Planned Parenthood Federation, Fondazione Salute sessuale Svizzera, Pro Familia in Germania e numerosi pedagoghi sessuali ha anche solo lontanamente una legittimazione scientifica. La scienza è assente. Iniziamo dall’affermazione secondo la quale esistono dei «diritti umani sessuali». Si tratta, in realtà, di una trovata pubblicitaria della fine degli anni ‘90, quando la World Association of Sexology, poi ribattezzata in World Association of Sexual Health (Associazione Mondiale per la salute sessuale, una denominazione che le conferisce un tocco di serietà) si è seduta con un bel bicchiere di vino in mano e ha partorito l’idea dei «diritti umani sessuali» facendo affermazioni prive di riscontri scientifici.

Dr. Philipp Gut: Pedagoghi sessuali chiedono pubblicamente «stanzette della masturbazione negli asili nido» e spiegano a bambini in età prescolare che è possibile cambiare il proprio sesso come le calze. Cosa ne pensa, e che effetti produce tutto ciò sui bambini?

Prof. Dr. Jakob Pastötter: Anzitutto direi che si tratta di un modello di affari brillante: si fa credere alla gente che l’attività messa in piedi è importante e meritevole di essere finanziata, se si ha a cuore la felicità e il benessere delle future generazioni. Gli interventi proposti, del resto, si giustificano per il fatto che un’educazione sessuale precoce preverrebbe gli abusi sessuali. Ma scherziamo? Non esiste un solo studio scientifico che dimostri questo legame. Al contrario, in veste di consulente di persone che hanno subito abusi ed essendo perfettamente consapevole delle modalità con le quali viene proposta in modo mirato una certa forma di sessualità, dico che le linee guida proposte rientrano nella categoria del «grooming».

Dr. Philipp Gut: In altri termini?

Prof. Dr. Jakob Pastötter: Il «grooming» è l’ottenere la fiducia dei bambini, per poi dire loro cosa devono fare, anche con i loro genitali. E soprattutto fare loro credere che si tratta «di una cosa buona, una cosa bella» e magari finire dicendo «ti aiuto io». Non si tratta di una mia invenzione, infatti le proposte vanno nella direzione di incoraggiare genitori e insegnanti ad aiutare, manualmente, anche i più piccoli a scoprire la loro sessualità, anche se in un bambino la sessualità o tirarsi il lobo dell’orecchio sono più o meno sullo stesso piano. Per queste persone, tuttavia, la sessualità è anzitutto un’esperienza al servizio del proprio soddisfacimento personale, per il quale vogliono coinvolgere altre persone. Fa specie, in ogni caso, che i pedagoghi sessuali non recepiscano in alcun modo la psicologia dello sviluppo. Non sembrano avere alcuna idea dei fattori determinant nella crescita di un bambino.

Il Prof. Dr. Jakob Pastötter è presidente della società tedesca per la ricerca sessuale nel campo delle scienze sociali. Le sue affermazioni sono tratte da un’intervista rilasciata al dottor Philipp Gut nella trasmissione «Polit-Talk» dell’emittente HOCH2 TV il 29 agosto 2024. HOCH2TV offre regolarmente contributi critici sugli eccessi della sessualizzazione precoce e sulla follia gender. Trovate l’intera conversazione con il Prof. Dr. Pastötter inquadrando il seguente codice QR o al link indicato sotto.

Prof. Dr. Jakob Pastötter: «L’educazione sessuale precoce non previene gli abusi, al contrario».

Con il codice QR accedete direttamente al minuto 31:06: «Sessualizzazione precoce psedo-scientifica & grooming».

Trovate l’intervista completa qui: https://youtu.be/UjunyM3QzwM

Lobbisti LGBTQ+ che insegnano educazione sessuale ai bambini? No grazie!

Andrea Geissbühler
Ex-Consigliera nazionale Bäriswil (BE)

Qualche settimana fa, nove parlamenti cantonali sono stati investiti da una vera e propria ondata di interpellanze presentate da cerchie della lobby LGBTQ+. A originarla il caso di un docente zurighese di Pfäffikon, che sarebbe stato licenziato a causa della sua omosessualità. Secondo i media, tuttavia, il caso sarebbe piuttosto da ricondurre a lezioni di educazione sessuale non consone all’età.

In veste di presidente dell’Associazione Iniziativa di protezione, mi impegno affinché non diventino vincolanti in Svizzera gli standard dell’OMS basati su una «educazione sessuale olistica». Ci impegniamo inoltre a fare in modo che nell’ambito della scuola l’educazione sessuale, basata su fatti biologici e consona all’età, rimanga di competenza dei Cantoni.

Nel caso di Pfäffikon, i genitori hanno mosso critiche all’educazione sessuale impartita da un docente dichiaratamente omosessuale poiché questi durante una lezione avrebbe incoraggiato gli allievi a masturbarsi a casa. Il caso ha suscitato l’indignazione dei genitori e portato al licenziamento del docente. Sui media ne è seguita una reazione in cerca di eguali nella altrimenti pacifica Svizzera.

Ma non è tutto: in risposta al licenziamento del docente, le organizzazioni lobbiste LGBTQ+ Pink Cross, LOS (organizzazione lesbiche svizzere) e Transgender Network Switzerland, hanno presentato, insieme a parlamentari dell’area rossoverde, interpellanze politiche in nove cantoni per affrontare presunte «discriminazioni contro i queer in ambito scolastico».

Proponiamo qui alcuni estratti dell’interpellanza presentata nel Gran Consiglio di Zurigo delle consigliere cantonali socialiste, della Lista Alternativa e dei Verdi, dal titolo «Educazione sessuale e protezione contro la discriminazione»: «Come si garantisce che tutte/i le/gli allieve/allievi ricevano un corso di educazione sessuale al passo con i tempi, olistico e professionale, nonostante le pressioni esercitate da cerchie fondamentaliste? E poi: «Quali organizzazioni specializzate nell’ambito dell’educazione sessuale sostiene finanziariamente ad oggi il cantone, rispettivamente, con quali di queste collabora?»

Secondo le associazioni mantello LGBTQ+, è necessaria la «professionalizzazione dell’educazione sessuale» e mettere a disposizione «risorse finanziarie sufficienti per le organizzazioni specializzate preposte». Quali «organizzazioni specializzate» debbano essere considerate e farsi largo nelle nostre aule di scuola a spese dei contribuenti è emerso molto rapidamente nei resoconti forniti dai media: ABQ, COMOUT e queeres ah&oh, tutte organizzazioni facenti capo ad ambienti LGBTQ+.

Le interpellanze, tutte dello stesso tenore, hanno perciò un solo obiettivo: fare entrare dalla porta di servizio, nelle aule di scuola svizzere, la «educazione sessuale olistica» secondo gli standard dell’OMS e foraggiare en passant la lobby LGBTQ+ con i soldi dei contribuenti. L’Associazione Iniziativa di protezione ha le idee chiare in merito e dice: no grazie! Continuiamo invece a sostenere una educazione sessuale consona all’età basata su fatti biologici.

Attendiamo ora con trepidazione le risposte dei rispettivi governi cantonali. Vi faremo sapere se i granconsiglieri dei Cantoni di Argovia, Basilea campagna, Basilea città, Berna, Grigioni, Lucerna, Soletta, Svitto e Zurigo vogliono fare entrare nelle aule di scuola organizzazioni lobbiste LGBTQ+, nonostante il personale docente, composto da persone che godono della fiducia di allieve, allievi e genitori, sia molto più idoneo.

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Andrea Geissbühler, Ex-Consigliera nazionale,
presidente dell’Associazione iniziativa di protezione, Bäriswil (BE)

Adebar, il centro specializzato per la salute sessuale e la pianificazione familiare del Canton Grigioni, ac-cusa in una lettera l’Associazione Iniziativa di prote-zione di divulgare «affermazioni false» e minaccia di adire le vie legali. Oggetto del contendere è una let-tera di avvertimento che l’Associazione Iniziativa di protezione ha inviato a numerosi genitori del cantone. L’Associazione Iniziativa di protezione mostra qui di seguito perché le basi di pedagogia sessuale su cui si basa l’operato di Adebar dovrebbero seriamente pre-occupare i genitori e i responsabili dell’educazione.

Da anni, l’Associazione Iniziativa di protezione mette in guar-dia da una «educazione sessuale» fuorviante e al servizio di cerchie pedofile negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e dell’obbligo. Anche se svolta sotto il mantello della «preven-zione», l’educazione sessuale può basarsi su di un’ideologia sessuale dannosa. Molti genitori e responsabili dell’educa-zione non sembrano ancora comprendere che le attività svolte da molti centri specializzati del cantone poggiano su basi pseudo-scientifiche.

Basta una rapida occhiata al sito Internet di Adebar per far suonare tutti i campanelli di allarme agli esperti della protezione dell’infanzia. Adebar si rifà a concetti altamente controversi e dannosi per i bambini, sviluppati da gruppi lobbistici che invo-cano una sessualizzazione di natura ideologica e privi di qual-siasi fondamento scientifico. Ne fanno parte gli «standard per l’educazione sessuale in Europa» dell’OMS, i «diritti sessuali» dell’IPPF, il più grande fornitore di procedure abortive al mondo, la «formazione sessuale» secondo il Professor Uwe Sielert e i contenuti didattici di «Salute sessuale Svizzera», creati con i soldi dei contribuenti (vedi riquadro accanto). L’Associazione Iniziativa di protezione non si fa intimidire dall’atteggiamento minaccioso dell’associazione Adebar. I genitori devono essere informati affinché siano vigili quando vengono annunciate «lezioni di educazione sessuale» – in particolare se destinate ai bambini delle scuole dell’infanzia, come nel Canton Grigioni! La vera attività di prevenzione dagli abusi sui bambini a partire dalla scuola dell’infanzia dovrebbe essere svolta dalla polizia comunale, affidata cioè a persone di fiducia, che hanno accesso a informazioni interne della polizia sui casi di abuso, e non a un gruppo lobbistico di pedagogia sessuale!

L’ideologica sessualizzazione precoce si basa su una serie di concetti e affermazioni completamente privi di basi scientifiche, ad esempio, che i bambini sarebbero «esserisessuali» con «diritti sessuali» e una «salute sessuale» da promuovere e che andrebbe garantita la «diversità sessuale». Tutte cose che sarebbero possibili solo con una «educazione sessuale completa fin dalla nascita»!

I fondamenti di pedagogia sessualea cui si rifà Adebar sono altamentecontroversi e privi di basi scientifiche

Standard dell’OMS per l’educazione sessuale in Europa:
I bambini nella fascia di età da 0 a 4 anni vanno incorag-giati «alla masturbazione infantile e a provare piacere a toccare il proprio corpo». Ciò sottintende il coinvolgi-mento dei più piccoli già negli asili nido. I bambini do-vrebbero «apprendere» la sessualità praticando gesti concreti, proprio come imparano a dipingere con i colori.

«Diritti sessuali» (IPPF):
Tutti i bambini devono potere «sviluppare e vivere la propria sessualità sin dalla nascita. Andare alla scoper-ta del desiderio sessuale è un diritto umano.

«Formazione sessuale» (Prof. Uwe Sielert):
Già i neonati dovrebbero poter sperimentare il piacere sessuale. I bambini dovrebbero poter compiere atti sessuali su sé stessi e gli altri. La sessualità deve essere «appresa» compiendo attività sessuali concrete (vedi SIA n. 38).

Salute sessuale Svizzera (SSCH):
In sostanza una filiale dell’IPPF, SSCH propaga la ses-sualizzazione precoce in Svizzera, facendo così l’interes-se di cerchie pedofile (Prof. Maurice Berger, psichiatra dell’infanzia, Lione). SSCH ha già fatto parlare negativa-mente di sé promuovendo una campagna della mastur-bazione e avanzando richieste per la tematizzazione del piacere sessuale a partire dalle scuole dell’infanzia.

La concorrente britannica di Nemo, Bambie Thug, si autodefinisce «strega non binaria» e «strega queer» e vuole convertire l’umanità alla stregoneria

Il cantante svizzero Nemo, fino a poco tempo fa noto solo ad una ristretta cerchia di insider, ha vinto l’Eurovision Song Contest presentandosi come soggetto «non binario». Una concorrente irlandese, pure lei «non binaria» e sedicente «strega», ha poi messo sulla testa di Nemo una corona di spine. Il tutto con il plauso di una pastora alla televisione svizzera. Per caso ci sono ancore domande?

La storia che stiamo raccontando parte da uno sconosciuto giovane di Bienne che si esibisce su piccoli palcoscenici in Svizzera ed è noto più che altro agli insider. Sei mesi dopo è famoso in tutta Europa per aver vinto l’Eurovision Song Contest (ESC), concorso canoro di lunga tradizione. Stiamo parlando di Nemo Mettler. Che cosa è successo?

Lo scorso novembre, Nemo («nessuno» in latino) scoprì all’improvviso di essere «non binario», costruendovi sopra il suo percorso verso l’ESC. L’outfit e l’esibizione a Malmö sono stati ideati da sua sorella con video autoprodotti. Nemo ha sfruttato la sua performance e il successo ottenuto per diffondere un messaggio politico, proponendosi come messaggero dei «non binari» e promotore del «terzo sesso», se non di innumerevoli sessi. Sua madre Nadja Schnetzler è co-fondatrice del canale mediatico online di sinistra Republik.

La mossa si è rivelata vincente: non solo in Svizzera si discute seriamente dell’introduzione di un terzo genere come categoria politico-giuridica ufficialmente riconosciuta dalloStato. Nemo, infatti, a metà giugno è stato ricevuto dal Consigliere federale competente in materia Beat Jans (SP). Gli esponenti del mainstream giubilano.

Pastora applaude in TV al sabba delle streghe

Il trionfo del «non binario» non si ferma qui: gli spettatori della finale dell’ESC hanno anche potuto assistere all’incoronazione di Nemo da parte della concorrente irlandese Bambie Thug, che gli ha posto in testa una corona di spine.

Per i cristiani è perfettamente chiaro a cosa allude questa provocazione: chi porta la corona di spine è il vero Cristo. Come se non bastasse questo gesto blasfemo, Bambie Thug, che pure si considera «non binaria», ha usato simboli satanici. Si autodefinisce strega e dichiara il suo obiettivo essere quello di convertire le persone alla stregoneria lasciandosi «alle spalle» le religioni monoteiste.

Allo stesso tempo, la strega, come anche Nemo, si è scagliata contro la partecipante israeliana. Con il sostegno di una certa Greta Thunberg, icona mondiale pro clima e autrice di una protesta contro Israele inscenata di fronte al tempio scelto per la manifestazione dell’ESC.

Il disgustoso spettacolo, ovviamente, non è stato celebrato solo dai media mainstream, ma ha avuto echi positivi persino in ambienti ecclesiastici. Cornelia Camichel Bromeis, pastora della Chiesa di San Pietro a Zurigo, ha interpretato gli accadimenti di Stoccolma nell’edizione reto-romancia della «Wort zum Sonntag» (la parola della domenica) a modo suo: il «codice» (dal titolo del brano vincitore «The Code») che questo uomo non binario avrebbe rivelato, si avvicina a un’idea divina universale, afferma entusiasta. Si tratterebbe di «immagini religiose», con la corona di spine che rimanda al Venerdì Santo e alla Pasqua, ricorda la pastora della Chiesa di San Pietro.

Da stropicciarsi gli occhi: è ingenuità, o siamo alle prese con situazioni paradossali di orwelliana memoria dove la realtà viene capovolta e parole e contenuti assumono il significato opposto?

Ci sono solo due sessi!

Ciò che si perde per strada, in questo modo, sono la verità e la ragione. Certo, si può sostenere che ognuno ha il diritto di vestirsi e sentirsi come vuole. Ma questo non sconvolge la realtà, che dall’inizio dei tempi è invariabilmente la stessa: il genere umano si compone di due sessi, maschio e femmina. Il noto biologo evoluzionista Prof. Dr. Axel Meyer, dell’università di Costanza, afferma in interviste che Nemo non è «né uomo né donna». Come biologo evoluzionista, osserva che non ci sono più di due sessi. E non esiste uno spettro di sessi. La deliberata mescolanza dei termini «sesso» e «genere» promuove questa ideologia, aliena ai fatti, e riesce persino a farsi strada nella giurisprudenza.

La frase «ci sono solo due sessi» è già considerata estremismo di destra in Germania presso il centro per le segnalazioni «Berliner Register». Centri per le segnalazioni di questo tipo, finanziati con i soldi dei contribuenti, ne sono nel frattempo sorti vari altri in Germania. «La polizia d’opinione statale si avvale della denuncia sponsorizzata dallo Stato stesso».

Appello ai genitori e ai responsabili dell’educazione

È ora di opporsi con fermezza a questi eccessi, emanazioni di uno spirito dei tempi sconvolto e che negano la realtà biologica basandosi su affermazioni false e palesemente menzognere. Genitori e docenti, ma anche politici e responsabili dell’educazione, sono chiamati a contrastare questa follia e a garantire che i nostri figli non siano più soggetti a indottrinamenti ideologici dannosi come questi. Qualunque altra azione è irresponsabile, per non dire perversa.

Il modello britannico

Queste fattispecie hanno spinto il governo britannico all’azione. Ad esempio, bandendo dalle scuole la pseudo-scientifica teoria gender, che mescola i concetti di sesso «sociale» e biologico ignorando la realtà scientifica. Ciò include anche l’affermazione che esiste uno «spettro dei sessi». Il primo ministro Rishi Sunak si è detto «scioccato» per il fatto che gli scolari siano esposti a contenuti così fuorvianti. La Gran Bretagna vuole ora assicurare una migliore protezione ai minori, anche per quel che riguarda gli interventi di cambio del sesso. Il Sistema Sanitario Nazionale del Regno Unito fornisce i bloccanti della pubertà solo ancora nel quadro di studi clinici. La Svizzera dovrebbe seguire l’esempio con sollecitudine.

Lo storico e pubblicista belga Prof. Dr. David Engels lotta contro la perdita delle libertà e della democrazia. Nelle sue opere mette in guardia dal dominio totalitario esercitato da una classe globale che non fonda il suo potere né su Dio, né sul popolo e traccia linee d’azione per opporvisi. L’ideologia gender e la sessualizzazione precoce negli asili nido e nelle scuole pubbliche e dell’infanzia mina l’autorità parentale dei genitori. In questa intervista, il Prof. Dr. Engels ne spiega i retroscena e dice cosa possiamo fare al riguardo.

INIZIATIVA DI PROTEZIONE – ATTUALITÀ: In occasione dell’Assemblea dei soci 2024 dell’Associazione Iniziativa di protezione, lei ha tenuto una conferenza dal titolo «La grande confusione. Anatomia della decostruzione dell’Occidente. È ora di svegliarsi.» Cosa sottintende questo titolo?

Prof. Dr. David Engels: Ho tentato di mettere in luce due punti. Da un lato, appare chiaro che l’attuale crisi dell’Europa è anzitutto una crisi d’identità dovuta al fatto che i valori tradizionali e le comunità solidali classiche sono stati sistematicamente «decostruiti» in nome di un individualism frainteso. Il processo non è nuovo ed è in atto già da molte generazioni. Non è nemmeno esclusivo dell’Occidente, poiché già in epoche precedenti ha caratterizzato tutte le civiltà umane al loro tramonto. D’altro canto, si capisce che una vera guarigione è possibile solo attraverso il ritorno consapevole ai valori tradizionali. Primo fra tutti, quello della trascendenza, come ho scritto nel mio ultimo saggio «Défendre l’Europe civilisationnelle» da poco uscito. Aspettare che il cambiamento arrivi dall’alto sarebbe ovviamente un errore. Dobbiamo iniziare da noi, dalla famiglia, dalla cerchia degli amici, e naturalmente dal sistema educativo.

Ciò non comporta solo portare avanti iniziative positive nostre, ma anche protestare contro l’ideologizzazione dei nostril figli già dalla più tenera età.

INIZIATIVA DI PROTEZIONE – ATTUALITÀ: Perché le proteste dei genitori faticano a fare breccia nell’opinione pubblica?

Prof. Dr. David Engels: Perché sono contrarie alla narrative odierna. Ci sono genitori che si oppongono che ai propri figli in tenera età venga istigato l’odio contro il proprio sesso, la propria patria, la propria religione, la propria classe sociale o la propria cultura. Ma simili atti di opposizione fanno notizia sui media solo se possono essere inquadrati come manifestazioni dell’ «estremismo di destra». Se non è possibile farlo, meglio tacere, per non correre il rischio di instillare «pensieri sbagliati» negli altri genitori. Proprio i genitori di origine non europea (anche musulmani) nutrono molti sospetti sull’attuale materiale didattico e partecipano al dissenso.

INIZIATIVA DI PROTEZIONE – ATTUALITÀ: Quale appello vuole rivolgere ai genitori, come possono proteggere i loro figli?

Prof. Dr. David Engels: Non ho una risposta infallibile a questo problema, visto poi che in particolare i media e le cosiddette «società civili» sembrano essersi schierati tutti sul fronte opposto. La nostra risposta deve articolarsi su più livelli: ad esempio, si possono organizzare proteste contro l’ideologizzazione dei bambini, promuovere le associazioni di genitori, mediatizzare quanto accade almeno sui mezzi di comunicazione alternativi, anche se limitati, se necessario, cambiare la scuola, o ricorrere all’istruzione a domicilio dove è consentito, e, naturalmente, sopra ogni altra cosa, mostrare il buon esempio in famiglia, per creare le condizioni che rendono i nostri figli, se non immuni, almeno poco permeabili alla propaganda. Tutto ciò implica anche una rigorosa supervisione dell’uso dei social media e dei contenuti fruiti in Internet. Ovviamente, non possono esserci solo restrizioni, perché è fondamentale trasmettere contenuti positivi. Invece di vietare, bisognerebbe proporre ai bambini, che si tratti di libri, film, attività sociali, sport, cultura o educazione religiosa.

Come ho delineato nel mio libro «Che fare? Vivere con la decadenza dell’Europa», è indispensabile costruire buone reti fra genitori e con le istituzioni, affinché i bambini, potendo contare su un valido contesto sociale di riferimento, diventino meno vulnerabili alla pressione sociale esercitata dalla scuola e dai social media.

Impegno per la famiglia naturale anche dopo la propria vita

L’Associazione Iniziativa di protezione da anni si impegna per l’integrità dei bambini e degli adolescenti. Con le sue attività, l’associazione mira a porre un freno alla sessualizzazione precoce nelle scuole dell’infanzia ed elementari promossa da attori globali e quindi rafforzare le strutture della famiglia naturale (padre, madre, figli e figlie). Vi saremmo molto grati se decideste di continuare a promuovere e rafforzare il prezioso lavoro dell’Associazione Iniziativa di protezione anche dopo la vostra vita con un’eredità o un legato. Mille grazie di cuore!

I bambini sono spesso attivi nei canali social già in giovane età. Non solo vengono a contatto con contenuti problematici, ma corrono anche il rischio di essere adescati da adulti sconosciuti. Due tragici casi evidenziano i pericoli in agguato nel mondo dei social media.

La morte con TikTok: il grido di allarme di una madre!
Rantigny, Francia: la tredicenne Shanon fissa un appuntamento con un giovane che aveva conosciuto su TikTok. Quest’ultimo, tuttavia, nasconde la sua vera età. Il diciannovenne sospettato dell’omicidio conduce la ragazzina in un appartamento, dove la stupra e ferisce gravemente. Shanon viene posta in coma artificiale e muore in ospedale tre settimane più tardi. Al suo funerale, il 9 aprile 2024, sono presenti oltre 400 persone.

Commentando le lesioni subite dalla giovane, l’avvocato della famiglia parla di atto barbarico. La madre della ragazza uccisa mette in guardia dai pericoli che si celano negli incontri con estranei conosciuti nelle reti social.

Emily: non una ragazza, ma un ricattatore
Un ragazzo sedicenne entra in contatto su Instagram con Emily, una presunta ragazza. La «ragazza» all’inizio fa promesse romantiche, ma passa ben presto a chiedere una foto dal vivo, e successivamente foto e video intimi dell’adolescente. Ed ecco che scatta la trappola! Emily, infatti, non è una ragazza, ma un adulto facente parte di una banda criminale di estorsori nigeriani. «Emily» vuole dei soldi e minaccia il ragazzo di inviare le foto intime di lui alla sua famiglia e ai suoi amici. È una forma di estorsione che si chiama sextortion. Secondo un esperto1, 18 adolescenti si sono tolti la vita in Nord America nell’ultimo anno e mezzo in relazione a casi di sextortion.2

La polizia della città di Zurigo raccomanda di interrompere immediatamente il contatto con i ricattatori e in nessun caso inviare denaro. Fare copie delle conversazioni e sporgere denuncia in polizia sono le cose migliori da fare in questo caso.

Stop dalle 20:00: limitate l’accesso a Internet!
La raccomandazione dell’Associazione Iniziativa di protezione: cercate il contatto con i giovani di cui vi occupate, informatevi sull’eventuale presenza di simili casi e controllate proattivamente il loro accesso ai canali social.3

1 John Shehan del National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC), USA
2 NZZ, 22.1.24
3 Vedi anche «Iniziativa di protezione – Attualità» n. 47, pag. 2 e 3

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La persona indiziata dice per sua stessa ammissione di provare piacere nell’essere «soddisfatto» del ruolo di cane.

Ricerche condotte dal TagesAnzeiger svelano che l’associazione attiva nella Svizzera orientale «Sozialwerk.LGBT+» è un focolaio per incontri sessuali tra operatori adulti e giovani e comportamenti moralmente riprovevoli oltre che abusivi. La Procura di San Gallo sta ora indagando su possibili violazioni del Codice penale. Una cosa è certa: i confini fra pedagogia sessuale, propaganda LGBT e abuso sono più labili che mai.

Siccome l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propaga i diritti sessuali fin dalla nascita, non sorprende che la discussione si sia allargata alle «camerette per la masturbazione» negli asili nido. Nella Frankfurter Allgemeine, il ricercatore giovanile Dr. Martin Voigt ha recentemente parlato di questa «moderna» forma di pedagogia sessuale, che mira consapevolmente a mettere i bambini in situazioni di carico emotivo (e sessuale). Una volta immersi in giochi di ruolo, tuttavia, i bambini diventano facilmente manipolabili. E pensare che tutto ciò dovrebbe rientrare nella cosiddetta «autodeterminazione sessuale» dei bambini e degli adolescenti.

Ciò che viene venduto come concetto scientifico di protezione, mira in realtà alla desensibilizzazione del naturale senso del pudore e può essere visto come un lavoro educativo predisponente all’abuso sessuale», afferma il dottor Voigt. Che una simile affermazione non sia campata in aria, lo dimostrano i presunti abusi perpetrati ai danni di adolescenti in occasione di un incontro LGBT.

«Ciò che viene venduto come concetto scientifico di protezione, mira in realtà alla desensibilizzazione del naturale senso del pudore e può essere visto come un lavoro educativo predisponente all’abuso sessuale»

I due uomini indiziati sono una coppia di coniugi gay che, con l’aiuto di fondi statali, hanno contribuito alla costituzione dell’associazione «Sozialwerk.LGBT+». L’associazione pubblicizza, tra le altre cose, opere come «Das Arshbuch» (il libro del sedere), con istruzioni sul sesso anale, o «PetPlay», un libro che promette faville a quelle persone che vogliono trovare l’appagamento sessuale fingendosi animali. L’associazione in questione gestisce inoltre due luoghi di incontro: uno a Coira (GR) e uno a Buchs (SG). L’atmosfera che si respira durante gli incontri dell’associazione è descritta da varie fonti anonime come «sessualmente carica». Durante gli incontri, aperti a persone a partire dai 13 anni, abbondano anche giocattoli sessuali, tra cui manette e tappi anali.

È questo il contesto nel quale sono avvenuti due episodi di abuso sessuale di minori ad opera di due operatori adulti. Uno degli indiziati afferma, senza porsi troppe domande: «Anche i minori sono in grado di prendere decisioni in modo autonomo. E se poi queste si rivelano sbagliate, pace, vorrà dire che si è imparato qualcosa.» Il cerchio della «moderna» pedagogia sessuale si chiude. La «educazione» della prima infanzia finalizzata all’autodeterminazione sessuale mira a facilitare gli abusi sessuali. Per gli attivisti LGBT indiziati, tutto ciò potrà anche fare parte dell’apprendimento. Non per l’Associazione Iniziativa di protezione però!

Provate a immaginare: un bambino in età prescolare torna a casa turbato e, fra un singhiozzo e l’altro, racconta ai suoi genitori di non volere più andare all’asilo. «Cosa è successo?», chiedono i genitori. «Oggi è arrivata una signora che ha raccontato una storia di bambini dell’asilo tutti nudi, e ci ha fatto vedere delle foto», risponde il bambino. «Oh no! E poi?», chiedono i genitori. «E poi abbiamo visto molte altre cose schifose, ma non voglio parlarne, non voglio più andare all’asilo».

Nella rivista specializzata di ostetricia è recentemente apparso, con il titolo «Un’ostetrica fa chiarezza alla scuola dell’infanzia», un articolo sulla ripugnante «educazione sessuale» impartita ai bambini in età prescolare nel canton Grigioni. L’autrice e ostetrica Ruth Niederreiter vi descrive le attività che svolge durante le sue visite nelle scuole dell’infanzia. Il sottotitolo dell’articolo postula a caratteri cubitali che «le preoccupazioni a riguardo
della sessualizzazione precoce sono infondate». Chi si scusa prima ancora di aver commesso l’atto rientra tuttavia nella famosa categoria del «chi si scusa s’accusa».

L’articolo è una mistura tossica di sessualizzazione precoce, indottrinamento femminista e propaganda LGBT+. La lezione inizia con spiegazioni sulle diverse «costellazioni familiari». Si può facilmente immaginare dove vada a parare tutto ciò. Ai bambini viene mostrata una casa dove vivono coppie omosessuali ed eterosessuali con e senza figli: il concetto di famiglia viene svuotato del suo significato e costellazioni famigliari fuori dall’ordinario vengono dipinte come la nuova normalità.

Poi si passa a vestire delle figure di carta. L’ostetrica Niederreiter incoraggia i bambini a vestire la figura di ragazza con abiti maschili e quella del ragazzo con delle gonne. La figura di ragazzo riceve anche una splendida, lunga chioma. Pura propaganda transgender per bambini dai quattro ai sei anni.

A seguire, a coronamento del tutto, vi sono poi gli esercizi pratici. Fedeli al concetto, sempre più in voga nella «educazione sessuale», secondo il quale la sessualità può essere appresa solo se poi accade anche qualcosa di sessuale, quanto detto viene messo in pratica. Così si passa a illuminare con la torcia le varie parti del corpo dei bambini, che devono poi dire se desiderano essere toccati o meno sulla parte illuminata. Naturalmente, non sfuggono all’illuminazione l’area genitale e il sedere. Tralasciamo qui la questione sia lecito o meno toccare un bambino nelle zone intime.

Gli esercizi sessuali sono pensati per abbassare il senso di pudore dei bambini. Lo sdoganare come normali, relazioni familiari in frantumi li disorienta e la banalizzazione dei sessi li priva della loro identità. Senza pudore, disorientati e senza una identità certa, diventano facile preda di attacchi di qualsiasi genere.

L’Associazione Iniziativa di protezione ha perciò deciso di intervenire. Trovate ulteriori informazioni nel riquadro sottostante.

LETTERA DI AVVERTIMENTO AI GENITORI NEI GRIGIONI

Ciò che avviene attualmente nelle scuole dell’infanzia va fermato! L’Associazione Iniziativa di protezione è intervenuta inviando una lettera informativa a oltre mille genitori del canton Grigioni, indicando come procedere:

  • Ribadite che l’educazione sessuale è compito dei genitori. Ricordate che la scuola dell’infanzia non è il posto adatto dove svolgere educazione sessuale, poiché è un’attività non consona all’età. Opponetevi! La prevenzione contro l’abuso sui minori è compito della polizia.
  • Non abbiate timori a protestare presso la scuola dell’infanzia o la scuola elementare frequentata da vostro figlio o vostra figlia in caso di bisogno. Vedrete che un atteggiamento di questo tipo produce effetti. Carcate inoltre il contatto con altri genitori.
  • Raccontateci la vostra storia e mettetevi in contatto con noi in caso di bisogno.

Andreas Gafner
Consigliere nazionale / BE

Nel mio ultimo rapporto da Berna avevo tematizzato la crescente digitalizzazione precoce dei nostri giovani e mi chiedevo se ciò costituisse un pericolo. Un ricercatore del cervello tedesco, Manfred Spitzer, fornisce una risposta inequivocabile in merito: secondo lui, gli smartphone rendono i nostri figli «malati, stupidi e dipendenti». La notizia nelle scorse settimane è rimbalzata anche sui media svizzeri, come Blick e 20 Minuten. Il noto scrittore svizzero Rolf Dobelli è persino giunto a chiedere l’imposizione di un divieto di fruizione dei social media ai minori di 16 anni. I media hanno inoltre affrontato la questione se gli smartphone debbano essere banditi dalle aule scolastiche in Svizzera.

Vorrei a questo punto allargare il discorso e porre la domanda se la digitalizzazione precoce non coincida anche con la sessualizzazione precoce. È una domanda che mi sono posto molte volte alla luce delle impressionanti cifre recentemente pubblicate dalle forze dell’ordine. Se nel 2012 erano 80 gli adolescenti condannati per reati legati alla pornografia, nel 2018 la cifra era già salita a 419, per poi superare, con i 1024 casi del 2022, la fatidica soglia dei 1000 procedimenti l’anno. E questa probabilmente è solo la punta dell’iceberg, perché il più delle volte la diffusione di materiale pornografico illegale non viene nemmeno denunciato.

La polizia del canton Vaud ha perciò intrapreso la lotta contro la sessualizzazione precoce nelle aree di ricreazione e nelle aule scolastiche con la recente realizzazione di un video in collaborazione con il servizio di Prevenzione Svizzera della Criminalità. «Ehi, tu! Ti osservo e so cosa hai fatto ieri. Hai guardato un video porno. Eh no, non è per nulla okay.» È così che inizia il video, della durata di tre minuti, che mette in guardia bambini e adolescenti dai pericoli della pornografia legale e illegale e dalla condivisione di foto e video intimi.

Nel video, una voce mette in guardia lo spettatore dal consumo di pornografia legale da parte dei minori. Secondo il Codice penale svizzero, infatti, la redistribuzione di materiale pornografico ai minori di 16 anni è un reato. Il video della polizia cantonale vodese menziona anche le conseguenze del sexting tra minori, cioè lo scambio di foto e video intimi. Chiunque condivide immagini intime, deve considerare che la polizia prima o poi potrebbe, citiamo: «arrivare nella tua scuola, entrare nella tua aula, arrivare al tuo banco» e «portarti via con sé». E poi: «Ricorda sempre: ti osservo, giorno e notte. Perché sono io.» Poi si scopre che dietro all’uomo con la barba c’è una donna, una madre, che dice: «E voglio solo il tuo bene!»

Certo, il video è molto diretto e drastico. Del resto, non ci è voluto molto prima che si materializzasse una «esperta di violenza sessualizzata e consulenza alle vittime» per criticare, sui media, il video, definendolo «terrificante e altamente problematico sotto molti punti di vista». Ma come raggiungere altrimenti bambini e adolescenti ai tempi di TikTok, Snapchat e Instagram, con le sempre più brevi finestre di attenzione favorite da queste app? A mio parere, è proprio con video di questo tipo, pubblicati esattamente su quegli stessi canali social frequentati dai giovani toccati dal problema. Del resto, il video non racconta fiabe: la polizia di Zurigo già ora si reca, una o due volte la settimana e di buon’ora il mattino, a casa di adolescenti sospetti per operare perquisizioni alla ricerca di materiale pornografico illegale, il tutto alla presenza di genitori, fratelli e sorelle. Un’esperienza che non auguriamo a nessun genitore.

A questo riguardo intendo chiedere al Consiglio federale cosa abbia intenzione di fare per contrastare l’aumento dei reati di pornografia tra i minori.

Andreas Gafner
Consigliere nazionale, Oberwil im Simmental (BE)