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L’ensemble di danza durante una delle sue esibizioni (immagine pubblicata sul sito web alfredozinola.com)

È successo in pieno giorno in una scuola elementare di Colonia: durante uno spettacolo di danza per bambini, due uomini si sono baciati in bocca e leccati a vicenda. I genitori inorriditi hanno chiamato la polizia. I responsabili della scuola difendono invece questa forma perversa di sessualizzazione precoce.

Titoli cubitali sui giornali: «Teatro dello scandalo in una scuola elementare: ballerini si leccano davanti ai bambini» titola il «Bild». «Feticismo1 del piede e baci linguali: ciò che fino a ieri era confinato alla camera da letto, ora entra nella scuola: nella scuola elementare, per essere precisi» scrive la «Junge Freiheit». «Baci linguali di fronte ad allievi delle scuole elementari: ballerini fanno inorridire i genitori» il titolo di «Focus». «I ballerini si baciano e i genitori chiamano la polizia» titola la «Rheinische Post».

Cos’è successo? L’incidente è avvenuto nell’aprile di quest’anno presso la scuola elementare Montessori nel quartiere di Mülheim a Colonia. Due uomini, probabilmente omosessuali, interpretano una pièce teatrale dal titolo «Dornröschen Kiss» con pratiche feticiste come leccare i piedi.

La scandalosa rappresentazione non è né un caso isolato, né un incidente, ma è parte di un «progetto a lungo termine», come scrive la preside della scuola in una lettera inviata ai genitori. Il progetto è stato persino sostenuto con denaro pubblico e si inserisce nella cosiddetta «promozione di punta del Ministero della Cultura e della Scienza del Land Nordreno-Westfalia». La scuola elementare Montessori di Colonia è stata selezionata come una delle due «scuole di progetto» dell’ensemble di danza.

La prima parte del progetto aveva già preso l’avvio nel novembre dello scorso anno. La seconda parte aveva come tema un’improvvisazione sul tema «il bacio: prossimità e distanza». La rappresentazione teatrale con contenuti sessuali espliciti quali baci linguali e leccamento di piedi da parte di uomini adulti, ha ricevuto il nullaosta per la diffusione a bambini a partire dai 6 anni. La preside resta nel vago nel giustificare la scandalosa rappresentazione: «Per quanto riguarda le direttive valide per le scuole elementari, è compito della scuola sostenere lo sviluppo di quei valori e quegli atteggiamenti che sono indispensabili per vivere in una società democratica.» Rientra anche «fra i compiti di allieve e allievi della scuola elementare descrivere somiglianze e differenze nelle situazioni di vita delle persone del loro ambiente (e tra queste rientrano anche le varie forme che può assumere una famiglia), e affrontare i pregiudizi e gli stereotipi culturali e di genere», prosegue la preside.

La precisione e pervasività ideologica con le quali vengono sessualizzati gli allievi delle scuole elementari, ora esposti pure a pratiche feticiste, traspare in modo evidente dalle reazioni dei responsabili della scuola: né i docenti, né la direzione, né il consiglio di direzione scolastico si sono mostrati ricettivi alle critiche dei genitori. Tutt’al contrario: in una lettera ai genitori, il consiglio di direzione va addirittura all’attacco nel difendere il teatrino condito di baci e leccamenti sostenendo che «tutto ciò che è stato rappresentato era appropriato.» Dal punto di vista dei responsabili è quindi «appropriato» che degli allievi di prima elementare siano costretti a guardare, a scuola, dei ballerini che si baciano in bocca e si leccano. Il consiglio di direzione cerca peraltro di glissare sull’argomento dicendo che «l’estetica» in fondo è una questione soggettiva. Come se si trattasse di una questione di estetica!

Invece di affrontare seriamente il problema, il consiglio di direzione si lancia all’offensiva e afferma che la performance è stata ritratta in modo «errato» dai media. «Il resoconto danneggia la reputazione della scuola e degli artisti, è demotivante per il corpo docente ed è fonte di una notevole mole di lavoro anche per noi rappresentanti dei genitori, poiché ora chiaramente i media ci rivolgono domande di ogni genere.» E rimarca: «Siamo molto preoccupati per il fatto che resoconti e atteggiamenti simili irritano i nostri docenti, una cosa che vogliamo assolutamente evitare!» Il consiglio di direzione incoraggia il «buon» collegio dei docenti a «continuare così, che sta facendo molto bene».

L’Associazione Iniziativa di protezione si impegna a proteggere i nostri bambini e il loro sano sviluppo e chiede perciò aiuto affinché le vengano segnalati episodi di questo genere nelle scuole.

Le citazioni evidenziano come i responsabili non mostrino la minima comprensione e non abbiano alcuna intenzione di abbandonare la loro missione ideologica. Eppure, il ballerino Alfredo Zinola è ben noto nel settore. Il suo interesse per il teatro dei bambini lo aveva già portato a concepire opere su «famiglia e intimità», con l’intento di porre domande sulla «sfera intima e sulla necessità e la curiosità del voyeurismo». È del 2015 una sua performance di danza che si prefigge di avviare «una possibile rivoluzione degli oggetti infantili». Nella performance «Pelle», Zinola aveva portato in scena ballerini bendati con indosso solo le mutande, invitando i bambini a toccarli. L’obiettivo sarebbe stato quello di «affrontare la curiosità che un corpo nudo può suscitare», spiegò allora.

Stando ai media, lo spettacolo di danza non ha prodotto altro che «genitori allibiti e bambini irritati». «Mia figlia me ne ha parlato quando ero andata a prenderla a scuola. Siccome volevo verificare se fosse vero, ho chiesto agli altri genitori. Tutti hanno confermato. Ancora oggi non riesco a capire lo scopo pedagogico di questa rappresentazione», riferisce una madre al «Bild» e prosegue «è importante chiarire ai genitori: ‘Non siamo omofobi: avremmo reagito esattamente allo stesso modo se gli atti fossero stati eseguiti da un uomo e una donna.’»

La rappresentazione ha avuto come epilogo l’intervento della polizia. «A quanto pare, stando a quanto indicato da numerosi genitori, i bambini che avevano lasciato l’aula disgustati erano stati costretti a farvi ritorno», svela un portavoce della polizia di Colonia.

Concludiamo dicendo che è importante rafforzare l’opposizione a simili pericolose derive, originate da una sessualizzazione precoce perversa e deviante (nelle scuole!).

1 Feticismo: attrazione smodata per singole parti del corpo come stimolo per ottenere l’eccitazione sessuale.

Verena Herzog
Consigliera nazionale Frauenfeld (TG)

Non scema il dibattito gender. Regolarmente il tema assurge a questione della massima importanza. Oltre a maschi e femmine, occorre che ci sia un «terzo genere». Nessuno sa di preciso come debba chiamarsi, né se esista una base scientifica e genetica sulla quale ci si possa basare. I cromosomi maschili e femminili sono chiaramente stabiliti. Le prove genetiche dell’esistenza di un terzo sesso non esistono. A prescindere da questa domanda, sostanziale, da più parti vengono promosse iniziative politiche in linea con questa tendenza internazionale.

Alla fine del 2017, due consigliere nazionali dell’area di sinistra hanno chiesto l’introduzione di una terza identità di genere nel registro dello stato civile, o, in alternativa, la completa rinuncia all’indicazione del genere. Le mozioni sono state firmate da rappresentanti di tutti i partiti ad eccezione di quelli del mio gruppo UDC. Entrambe le mozioni sono state accettate nel 2018 con una leggera maggioranza in Consiglio nazionale.

Alla fine dello scorso anno, il Consiglio federale si è espresso sulle due mozioni evidenziando la propria posizione e rispondendo alla domanda se in futuro ritenesse opportuno introdurre un terzo genere1. Sono stata sorpresa in positivo dalla risposta del Consiglio federale, schieratosi contro l’adozione di un terzo genere. Da un lato, ha giustificato la sua decisione con i profondi cambiamenti sociali che una tale decisione comporterebbe. Per esempio, con l’introduzione di un terzo genere non sarebbe chiaro a chi dare accesso in futuro alle docce delle donne, in base a quali criteri si debbano separare gli spogliatoi, chi avrebbe il diritto di parcheggiare nei posteggi riservati alle donne e chi abbia il diritto di frequentare la sauna nelle «giornate della donna». D’altro canto, il Consiglio federale ha ribadito che, a suo modo di vedere, i tempi non La risposta del Consiglio federale non mi libera però da un dubbio: ecco, allora il Consiglio federale è a favore di un terzo genere, ma ritiene che la popolazione non sia ancora pronta! Una maggioranza della società non sarebbe cioè disposta ad accettare un tale cambiamento!

I recenti interventi politici nella direzione sbagliata si spingono però ben oltre. Ad esempio, una consigliera nazionale dei verdi liberali ha presentato una proposta di revisione totale della legge sulla medicina della procreazione. Chiede, in particolare, di dare accesso alla donazioni di sperma anche ai genitori single. Fortunatamente, una risicata maggioranza del Consiglio nazionale ha di recente respinto la proposta.

Il gruppo UDC rappresenta in modo inequivocabile il parere della maggioranza della popolazione sul tema. Le prossime elezioni federali si terranno il prossimo ottobre. Non mi ripresenterò alle elezioni in Consiglio nazionale, ma le chiedo di scegliere persone o partiti che siano chiaramente e risolutamente a favore del benessere dei bambini e di una società sana, e che si oppongano alle richieste sempre più pressanti dell’ideologia gender e dei turbosostenitori della medicina procreativa.

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Verena Herzog
Consigliera nazionale Frauenfeld (TG)

1 https://www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/74662.pdf

L’allievo sedicenne Josh Alexander è stato arrestato a febbraio 2023 nella scuola cattolica che frequenta in Canada per aver avere presenziato alle lezioni nonostante fosse stato sospeso dalla scuola. La sospensione era stata motivata dal fatto che l’allievo si era pubblicamente schierato contro le disposizioni per i servizi igienici transgender emanate della scuola.

La scuola di Renfrew, Ontario, permette agli studenti maschi che si sentono donna di utilizzare i servizi igienici delle ragazze.

Dopo l’arresto operato dalla polizia, Josh Alexander ha twittato: «Sono appena stato arrestato al liceo cattolico che frequento per avere partecipato a una lezione in barba al fatto di essere stato sospeso per avere comu-nicato la mia intenzione di tenere fede alle mie convinzioni religiose».

Il coraggioso studente, di fede Battista, dice al portale di notizie EWTN che il suo problema non sono gli studenti transgender, ma il «sistema che incentiva questa forma di condotta anomala». Afferma, inoltre, di avere comprensione per questi studenti, spesso confusi poiché indottrinati dai genitori, dalla società e dal sistema educativo.

Già tempo addietro Josh Alexander aveva attirato su di sé gli strali delle autorità scolastiche per avere citato, durante l’ora di classe, alcuni passaggi della Bibbia, per suffragare un’affermazione incontrovertibile: «Esistono solo due sessi!» Non è dato sapere se e quando potrà fare ritorno
a scuola.

In Canada un docente di una scuola per apprendisti fa andare su tutte le furie i genitori. Kerry Lemieux biologicamente è un uomo, ma da circa un anno indossa una parrucca con capelli lunghi, si trucca vistosamente e si fa chiamare «Kayla» Lemieux. Come donna transgender, da mesi sconvolge il suo entourage perché si presenta davanti agli allievi minorenni con una camicetta super aderente che mette in evidenza una protesi mammaria debordante. La scuola difende Lemieux appellandosi ai diritti umani.

La Oakville Trafalgar High School di Oakville, in Ontario, respinge le critiche mosse dai genitori e sostiene che l’insegnante ha il diritto di vivere la sua nuova «identità sessuale» (gender identity) come «donna» e di esprimere la sua identità di genere (gender expression) come «donna con un seno enorme». Si tratterebbe di un diritto sancito nel Codice dei diritti umani1 dell’Ontario, che non ammette discriminazioni.

In una petizione inviata alle autorità scolastiche, i genitori da tempo chiedono la rimozione dell’insegnante in ragione del fatto che i minori sarebbero esposti quotidianamente alla presenza oscena e pornografica di Lemieux.

Si tratterebbe, infatti, di una forma di molestia sessuale sui bambini e di grooming2. Il suo modo di presentarsi come donna transgender non può essere fatto valere come scusa per un «comportamento sfrontato, osceno e altamente sessualizzato». I genitori hanno inoltre accusato la scuola di non fare nulla per porre un freno a questa forma di molestia sessuale.

L’attivista transgender non si è più visto in aula dalla fine di febbraio del 2023. I genitori sperano ora che non gli venga mai più permesso di insegnare nella loro scuola.

  1. Codice dei diritti umani: Ontario Human Rights Code
  2. Grooming: processo mirato mediante il quale un adulto adesca un minore per abusarne sessualmente.

aus der 20 minuten vom 21.06.2016


Nach Lehrbuch: Schüler sollen Analsex in Theaterstück nachspielen

ZÜRICH. Laut einem Lehrbuch sollen Schüler ein «Puff für alle» bauen oder Analsex nachspielen. Das sorgt für Kopfschütteln.

Das Praxisbuch «Sexualpädagogik der Vielfalt», das in den Kantonen Zürich und Basel für den Sexualkundeunterricht empfohlen wird, sorgt für rote Köpfe. Darin thematisiert werden unter anderem Darkrooms oder Sadomasochismus. Empfohlen wird auch, in einem Theaterstück Praktiken wie Analsex darzustellen. Hilfsmittel für die jungen Schauspieler: Dildos und Vaginalkugeln. Auch sollen die Schüler ein «Puff für alle» bauen, wo sexuelle Praktiken wie der «Blowjob» oder «Cunnilingus» dargestellt werden. Das Unterrichtsmaterial richtet sich an Sekundarschüler, der Kanton Zürich empfiehlt es ab 14 Jahren.

Evaluiert wurde es unter anderem von der Pädagogischen Hochschule Zürich (PHZH). Wie häufig die Empfehlungen tatsächlich von Lehrern umgesetzt werden, weiss man nicht. Fakt ist aber, dass Lehrer die Möglichkeit haben, auf das Material zuzugreifen. SVP-Nationalrat Sebastian Frehner ist empört. «Dieses Buch hat nichts im Sexualkundeunterricht zu suchen, die entsprechenden Kantone müssen es schnellstens aus dem Verkehr ziehen.» Für manche Jugendlichen wären solche expliziten Inhalte normal, doch für andere wäre eine Simulation von Analsex die reinste Tortur, mit Schamfaktor hoch zehn.

Auch Lilo Lätzsch, Präsidentin des Zürcher Lehrerverbands, findet: «Dieses Buch überschreitet eine Grenze.» Sie vertraue aber darauf, dass die Lehrkräfte diese expliziten Praktiken nicht verwenden würden.
Christian Amsler, Präsident der Deutschschweizer Erziehungsdirektorenkonferenz, stellt sich hinter das Buch: «Ich denke, Lehrkräfte und Fachpersonen fürSexualkunde können sehr wohl einschätzen, wann eine Übung angemessen ist und wann nicht.» Auch die Kantone hätten sich bei der Empfehlung wohl etwas überlegt.

«Längst nicht alles ist für die Schule geeignet»

Herr Geiser*, ist das Buch für den Schulunterricht geeignet? Das Buch zeigt Möglichkeiten auf, wie man den Sexualkundeunterricht gestalten könnte. Dabei ist längst nicht alles für den Unterricht geeignet. Wenn man Sexualpraktiken als Pantomimenspiel vorführt, muss dies pädagogisch begründet sein, das ist in der Schule nicht der Fall.

Wieso wird dann dieses Buch empfohlen? Es geht im Buch um sehr viel mehr als Pantomimenspiele und dergleichen, diese sind nur ein kleiner Aspekt. So werden auch die Themen Liebe und Beziehung darin thematisiert, Jugendliche können diskutieren, was Liebe für sie bedeutet, wie sie Machtverhältnisse in Beziehungen erleben, und sie können sich mit verschiedenen Beziehungsmodellen auseinandersetzen. Wo finden denn die expliziteren Beispiele Anwendung? Es gibt ja auch noch ausserschulischen Angebote oder Präventionsveranstaltungen, wo solche Themen aufgenommen werden können. Auch hier müssen die Beispiele aber didaktisch Sinn machen.

*Lukas Geiser ist Dozent fürSexualpädagogik an der PHZH

 

 

aus dem Standpunkt EDU UDF vom 08.03.2016

Initiative «Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule» wurde zurückgezogen

Die Ziele der Initiative werden weiterverfolgt. Besorgte Eltern sollen einen starken Partner haben, der sich auf allen gesellschaftspolitisch relevanten Ebenen für den Schutz unserer Kinder vor ideologisch motivierten sexualpädagogischen Experimenten einsetzt. Am 30. Januar 2016 wurde deshalb der Verein «Schutzinitiative» in Olten gegründet.

Die Eidgenössische Volksinitiative «Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule» wurde im Dezember 2013 mit 110 000 gültigen Unterschriften eingereicht und von der Bundeskanzlei für formell zustande gekommen erklärt. Ziel der Volksinitiative war, Kinder im Kindergarten und in den ersten zwei Klassen der Primarschule vor obligatorischem Sexualkundeunterricht zu schützen. Dies nicht aus Motiven einer «hinterwäldlerischen Prüderie», sondern aus echter Besorgnis, dass sogenannte Sexualpädagogen mit Experimenten, welche sowohl wissenschaftlich, wie auch moralisch jeglicher Grundlage entbehren, unsere Kinder einer Frühsexualisierung unterziehen, die rein ideologisch begründet ist und letztlich nur einem Ziel dient – der Zerstörung der traditionellen Familie. 


Schutz für Kinder

Das Initiativkomitee hat entschieden, die Volksinitiative zurückzuziehen und das Komitee in einen Verein umzuwandeln. Grund dafür war die Feststellung, dass die Initiative allein schon durch das Zustandekommen viel bewegt hat. So wurde z. B. das «Kompetenzzentrum für Sexualpädagogik» in Luzern geschlossen und der Lehrplan 21 der Deutschschweizer Kantone enthält keinen Sexualkundeunterricht mehr vor demvollendeten 10. Altersjahr. Eine weitere Begründung lag in der Befürchtung, dass ein allfälliger Misserfolg an der Urne diesen destruktiven Kräften eine folgenschwere Legitimation verschafft hätte.

Der Vereinsvorstand wird von mehreren national bekannten Politgrössen angeführt. Das Präsidium hat alt Nationalrat Toni Bortoluzzi (SVP/ZH) übernommen Ihm zur Seite stehen u. a. die beiden Nationalrätinnen Roberta Pantani (Lega/ TI) und Verena Herzog (SVP/TG) sowie der ehemalige Co-Präsident des Initiativkomitees Nationalrat Dr. Sebastian Frehner (SVP/BS). Der Verein setzt sich aktiv für den Schutz vor Sexualisierung von Kindern in Kindergarten und Primarschule ein. Er bekämpft insbesondere obligatorischen Sexualkundeunterricht für Kinder vor dem vollendeten 9. Altersjahr, nicht aber eine altersgemässe Sexualaufklärung zur Vermittlung von Wissen über die menschliche Fortpflanzung und Entwicklung, sowie Unterricht zur Prävention von Kindsmissbrauch ab dem Kindergartenalter. Darüber hinaus wendet er sich gegen jeden nicht altersgemässen Sexualkundeunterricht für Kinder auch in höheren Stufen der Volksschule.


Enthemmte Gesellschaft

An der Gründungsversammlung vermittelte uns Frau Tabea Freitag, Diplompsychologin und Psychotherapeutin, mit ihrem Referat einerseits einen Einblick in die höchst bedenklichen Entwicklungen hinsichtlich Pornografiekonsum von Kindern und Jugendlichen und deren Folgen für die Gesellschaft, andererseits konnte sie u. a. anhand ihres Buches «Fit for Love» überzeugend aufzeigen, wie altersgerechter und beziehungsorientierter Sexualkundeunterricht aussehen kann. Bezeichnend für die Wahrnehmung in der Gesellschaft titelte die Schweizerische Depeschenagentur (SDA) in ihrer Medienmitteilung: Verein «Schutzinitiative» kämpft gegen Sexualkundeunterricht. Diese Sichtweise spiegelt das Unvermögen, z. B. dem Begriff «Scham», eine ideologiefreie Bedeutung zuzuordnen. Anstelle einer Schutzfunktion für die psychosoziale Integrität unserer Kinder, wird der Begriff als Markenzeichen einer «lustfeindlichen Verklemmtheit» missinterpretiert.

 


aus der Neuen Zürcher Zeitung vom 23.02.2016

Initiative «Lehrplan vors Volk» ist zustande gekommen –
Bildungsinstitutionen machen weiter

Der umstrittene Lehrplan 21 muss möglicherweise dem Parlament oder dem Volk unterbreitet werden. Dennoch wird das Projekt vorangetrieben – zum Ärger der Lehrplan-Gegner. 

Isc. Der Lehrplan 21 ist in den letzten Monaten von links und rechts unter Beschuss geraten. In mehreren Kantonen sind wegen pädagogischer und politischer Vorbehalte Initiativen zustande gekommen, die eine Volksabstimmung erzwingen wollen – mit dem Ziel, das ehrgeizige Projekt der Eidgenössischen Konferenz der Erziehungsdirektoren (EDK) zu stoppen.
Auch im Kanton Zürich könnte der Souverän das letzte Wort haben. Wie die Staatskanzlei am Freitag mitgeteilt hat, ist die Ende November von Pädagogen, Kinderärzten sowie rechtskonservativen und jungfreisinnigen Politikern eingereichte Initiative «Lehrplan vors Volk» mit mehr als 6000 geprüften Unterschriften zustande gekommen.

Unbeirrt weitermachen
«Nun hoffen wir, dass möglichst bald abgestimmt werden kann», sagt SVP-Kantonsrätin Anita Borer namens der Initianten. Die maximale Frist von der Einreichung bis zur Abstimmung beträgt 30 Monate. Konkret verlangt die Initiative, dass nicht wie üblich der Bildungsrat, sondern der Kantonsrat über die Einführung des neuen Lehrplans entscheidet. Da der Entscheid des Parlaments dem fakultativen Referendum unterstellt werden soll, könnte es letztlich zu einer Volksabstimmung kommen – und allenfalls auch zu einem «Nein» zu den Bestrebungen der EDK, die Bildungsziele in den 21 Deutschschweizer Kantonen mit einem Katalog von Hunderten «Kompetenzen» zu vereinheitlichen. Trotz diesen Fragezeichen treibt die Bildungsdirektion die Umsetzung des «Jahrhundertwerks» (so Ex-Bildungsdirektorin Regine Aeppli) voran, als wäre nichts geschehen. Man mache «unbeirrt» weiter, erklärte Volksschulamt-Chef Martin Wendelspiess vor einem Jahr dem «Landboten».
An dieser Devise hat sich nichts ge- ändert. Auch der Bildungsrat hat just eine Stunde vor der Einreichung der Initiative im letzten November entschieden, den neuen Lehrplan ab Schuljahr 2018/19 einzuführen. Eine Antwort auf eine Anfrage von Anita Borer und weiteren Kantonsräten, ob es angesichts der drohenden Abstimmung nicht angebracht wäre, die Einführung zu sistieren, ist der Regierungsrat bis dato schuldig geblieben. Dafür hat der Bildungsrat dem Zürcher Lehrmittelverlag verschiedene Lehrmittel in Auftrag gegeben, die auf den Lehrplan 21 ausgerichtet sind, etwa «Gesellschaften im Wandel» oder «Kinder begegnen Natur und Technik» Die Initianten empfinden das als Affront. «Man versucht, vollendete Tatsachen zu schaffen, obwohl es noch gar keinen Auftrag gibt», sagt Anita Borer, «dabei wäre angesichts des Widerstandes ein Marschhalt angebracht.»

«What else?»
Fest steht, dass die Initiative keine aufschiebende Wirkung hat. Das Volksschulamt weist die Kritik aber auch inhaltlich zurück. In Sachen Lehrmittel gebe es keine scharfe Trennlinie «vor dem Lehrplan» und «mit dem Lehrplan», sagt Sprecherin Brigitte Mühlemann: «Der Anforderungskatalog für neue Lehrmittel war bereits vor dem Vorliegen des Lehrplans 21 in Richtung Kompetenzorientierung angelegt.» Zudem betont Mühlemann, dass der Lehrmittelverlag keine Subventionen beanspruche und sich selber finanziere – womit dem Kanton wegen der neuen Lehrmittel keine Mehrkosten entstünden. Tatsächlich werden andere die Kosten zu tragen haben, nämlich die Schulgemeinden. Sicher ist aber auch, dass der Kanton weiterhin für das unternehmerische Risiko des Verlags (mit)haftet. Denn die öffentlichrechtliche Institution soll zwar in eine Aktiengesellschaft umgewandelt werden, Mehrheitsaktionär wird nach dem Willen der kantonsrätlichen Bildungskommission aber der Kanton bleiben. Völlig am Markt vorbei sollten neue Lehrmittel also nicht produziert werden.
An den pädagogischen Hochschulen ist die Vermarktung des langersehnten, weil Aufträge generierenden Lehrplans 21 derweil in vollem Gang. So bietet die PH Zürich Kurse und Workshops an mit Titeln wie: «Lehrplan 21 – Nachhaltige Ernährung macht Schule» oder: «Lehrplan 21 und Sexualpädagogik? What else?» Die rhetorische Frage aus der Nespresso-Werbung ist offensichtlich nicht nur in sexuellen Belangen Programm.

von der SDA vom 05.02.2016

Als “Verein Schutzinitiative” will sich das Komitee der zurückgezogenen eidgenössischen Volksinitiative “Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule” weiterhin für seine Anliegen einsetzen. Präsident des Vereins ist der ehemalige Zürcher SVP-Nationalrat Toni Bortoluzzi.

Im Vereinsvorstand sitzen unter anderen die Nationalrätinnen Roberta Pantani (Lega/TI) und Verena Herzog (SVP/TG) sowie Nationalrat Sebastian Frehner (SVP/BS). Das teilte der Verein am Freitag nach seiner Gründungsversammlung von letzter Woche in Olten SO mit.

Der Verein setzt sich gemäss Statuten “aktiv für den Schutz vor Sexualisierung von Kindern in Kindergarten und Primarschule” ein. Man bekämpfe den obligatorischen Sexualkundeunterricht für Kinder vor dem vollendeten neunten Altersjahr.

Eine altersgemässe Sexualaufklärung zur Vermittlung von Wissen über die menschliche Fortpflanzung und Entwicklung werde gutgeheissen, schrieb der Verein. Das gelte auch für den Unterricht zur Prävention von Kindsmissbrauch ab dem Kindergarten, sofern dieser Unterricht keine Sexualerziehung beinhalte.

Sitz des Vereins ist Münchenstein BL. Die offiziell zustande gekommene Volksinitiative war im vergangenen Juli zurückgezogen worden. Das Begehren habe allein durch das Zustandekommen “viel Schutzwirkung entfaltet”, hiess es.

 

Mitglieder und Sympathisanten der zurückgezogenen eidgenössischen Volksinitiative «Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule», kurz «Schutzinitiative», haben an einer gut besuchten Gründungsversamm- lung am 30. Januar 2016 in Olten den gleichnamigen «Verein Schutzinitiative» gegründet. Das Präsidium des Ver- eins hat der ehemalige Zürcher Nationalrat Toni Bortoluzzi (SVP) übernommen. Ziel des Vereins ist es, landesweit einen massgeblichen Beitrag zur Stärkung der Elternrechte im Hinblick auf die Sexualaufklärung und -erziehung der Kinder an der Volksschule zu leisten und Missbräuche aufgrund von unwissenschaftlichem und ideologisch belastetem Schulunterricht zu unterbinden bzw. zu korrigieren.

Mitglieder und Sympathisanten der zurückgezogenen eidgenössischen Volksinitiative «Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule», kurz «Schutzinitiative», haben an einer gut besuchten Gründungsversamm- lung am 30. Januar 2016 in Olten den gleichnamigen «Verein Schutzinitiative» gegründet. Das Präsidium des Ver- eins hat der ehemalige Zürcher Nationalrat Toni Bortoluzzi (SVP) übernommen. Ziel des Vereins ist es, landesweit einen massgeblichen Beitrag zur Stärkung der Elternrechte im Hinblick auf die Sexualaufklärung und -erziehung der Kinder an der Volksschule zu leisten und Missbräuche aufgrund von unwissenschaftlichem und ideologisch belastetem Schulunterricht zu unterbinden bzw. zu korrigieren.

Die eidgenössische Volksinitiative «Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule» wurde am 17. De- zember 2013 mit 110’000 gültigen Unterschriften eingereicht und am 30. Januar 2014 von der Bundeskanzlei für formell zustande gekommen erklärt. Ziel der Volksinitiative war es, Kinder im Kindergarten und in den ersten zwei Klassen der Primarschule vor obligatorischem Sexualkundeunterricht zu schützen. Das Initiativkomitee hat am 29. Juni 2015 entschieden, die Volksinitiative zurückzuziehen und das Komitee in einen Verein umzuwandeln. Grund dafür war die Feststellung, dass die Initiative allein schon durch das Zustandekommen viel Schutzwirkung entfaltet hat: Das Kompetenzzentrum für Sexualpädagogik in Luzern wurde geschlossen und der «Lehrplan 21» der Deutsch- schweizer Kantone enthält keinen Sexualkundeunterricht vor dem vollendeten 10. Altersjahr. Mit der Gründungs- versammlung vom 30. Januar 2016 wurde nun die Umwandlung des Initiativkomitees in einen Verein nach Zivilge- setzbuch Art. 60 ff. abgeschlossen.

Der Vereinsvorstand wird von mehreren national bekannten Politgrössen angeführt. Das Präsidium hat Toni Borto- luzzi (SVP/ZH) übernommen, der als Nationalrat in den letzten 24 Jahren auch in zahlreichen Kommissionen Einsitz hatte. Ihm zur Seite stehen unter anderem die beiden Nationalrätinnen Roberta Pantani (Lega/TI) und Verena Herzog (SVP/TG) sowie der ehemalige Co-Präsident des Initiativkomitees Nationalrat Dr. Sebastian Frehner (SVP/BS), der ehemalige Nationalrat Urs Nussbaumer (CVP/SO) und Kantonsrat Dr. med. Daniel Beutler (EDU/BE).

Der Verein setzt sich gemäss seinen Statuten «aktiv für den Schutz vor Sexualisierung von Kindern in Kindergarten und Primarschule» ein. Er bekämpft insbesondere obligatorischen Sexualkundeunterricht für Kinder vor dem vollen- deten neunten Altersjahr. Er heisst hingegen eine altersgemässe Sexualaufklärung zur Vermittlung von Wissen über die menschliche Fortpflanzung und Entwicklung gut, ebenso wie Unterricht zur Prävention von Kindsmissbrauch ab dem Kindergarten, sofern dieser Unterricht keine Sexualerziehung beinhaltet. Darüber hinaus wendet er sich gegen jeden nicht altersgemässen Sexualkundeunterricht für Kinder auch in höheren Stufen der Volksschule.

Der Verein hat sich im Rahmen der Unterschriftensammlung für die eidgenössische Volksinitiative eine ansehnliche Basis von Sympathisanten erarbeitet und kann somit auf eine wirkungsvolle Unterstützung aus der Bevölkerung zäh- len. Organisatorisch wird der Vereinsvorstand von fünf verschiedenen Beiräten assistiert: einem pädagogischen, ei- nem juristischen, einem ärztlichen, einem politischen und einem internationalen Beirat.

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Aus Idea Spektrum vom 22.7.2015

Münchenstein (idea) – Mit der Volksinitiative „Schutz vor Sexualisierung in Kindergarten und Primarschule“ sollte dem Aufklärungsunterricht durch Kindergarten und Volksschule Einhalt geboten werden. Dies sei allein schon durch die Lancierung der Volksinitiative gelungen. Nun zieht das Komitee die bereits zustande gekommene Initiative wieder zurück. Man sei zur Überzeugung gelangt, es sei besser „nicht die kurzfristige Entscheidung an der Urne zu suchen, sondern die Kräfte in einer langfristigen Kampagne mit Schutzfunktion für Kinder bis zum vollendeten neunten Altersjahr und darüber hinaus zu bündeln“. Dies teilt das Initiativkomitee auf seiner Webseite mit. Zum Komitee gehören Nationalrat Sebastian Frehner, alt Natiolrätin Suzette Sandoz und Nationalrätin Roberta Pantani.

Das Initiativkomitee wechselt nun seine Strategie und gründet den „Verein Schutzinitiative“. Dieser soll die weitere Entwicklung des Sexualkundeunterrichts in der Schweiz überwachen und die erforderlichen Massnahmen ergreifen, „um Auswüchse zu verhindern“. Die vierteljährliche Zeitschrift «Schutzinitiative aktuell» mit einer Auflage von 30’000 Exemplaren wird weiter geführt.

Als konkrete positive Veränderungen seit Lancierung der Volksinitative nennt das Komitee unter anderem die breite Sensibilisierung der Öffentlichkeit und den Umstand, dass sich Bund und Kantone veranlasst sahen, sich mit der vom BAG propagierten Einführung von Sexualkundeunterricht ab Kindergarten zu befassen.

Vor dem Rücknahme-Entscheid hat das Initiativkomitee eine repräsentative Meinungsumfrage in Auftrag gegeben. Diese ergab, dass derzeit alle von der Volksinitiative formulierten Anliegen von einer Mehrheit der stimmberechtigten Bevölkerung unterstützt werden. Das wäre ein gutes Signal für die Durchführung einer Volksbefragung gewesen. Trotzdem wird die Initiative nun zurückgezogen. Es sei zur Überzeugung gelangt, besser keine kurzfristige Entscheidung an der Urne zu suchen, sondern die Kräfte in einer langfristigen Kampagne zu bündeln. Die Umwandlung des Komitees in einen Verein und die Fortsetzung der operativen Tätigkeiten durch diesen Verein hätten das Komitee fast einstimmig bewogen, diesen Strategiewechsel gutzuheissen.