Lobbismo in Parlamento per la protezione dell’infanzia?
Andrea Geissbühler
Ex-Consigliera nazionale, Bäriswil (BE)
Nella sessione estiva appena conclusa sono stati affrontati temi impegnativi. Anche se non siedo più in Parlamento, ho seguito con interesse i numerosi temi dibattuti dalle mie ex colleghe ed ex colleghi durante le tre settimane della sessione estiva. Da sempre, il lobbismo in Parlamento ha avuto unruolo di primo piano. È così anche per la protezione dei bambini e degli adolescenti?
Fra i temi dibattuti dal Consiglio nazionale vi sono l’iniziativa SSR e la questione della riduzione del canone radiotelevisivo dagli attuali 335 a 200 franchi. Il denaro è stato il tema centrale anche del dibattito sull’esercito e del relativo messaggio con cui il Consiglio federale chiedeva al Parlamento l’approvazione dell’acquisto di armamenti per un valore di 1,7 miliardi di franchi. Anche riguardo alle modalità di attuazione della tredicesima AVS, a tenere banco è stata la questione del finanziamento, che prevede tra l’altro l’aumento dell’IVA, visto che il primo versamento a dicembre 2026 è cosa fatta.
Lontano dai riflettori e dall’attenzione del grande pubblico, ma con un’importanza tutt’altro che secondaria, c’è il lavoro di informazione rivolto ai parlamentari sugli affari correnti e sui temi promossi dai diversi gruppi di interesse. Un’attività comunemente nota come «lobbismo». Fa parte del parlamento di milizia: del resto, i migliori «lobbisti» sono i parlamentari stessi, trovandosi essi nella posizione ideale per portare direttamente all’attenzione del Parlamento gli interessi delle proprie elettrici e dei propri elettori. I temi cari alla nostra Associazione Iniziativa di protezione, che oggi ho l’onore di presiedere, sono sempre stati importanti per me. Anche durante la recente sessione estiva, la nostra associazione si è impegnata attivamente, discutendo con consigliere e consiglieri nazionali il tema dell’educazione sessuale.
Come noto, l’Associazione Iniziativa di protezione non ha nulla contro un’educazione sessuale consona all’età a partire dagli 11 anni. Al di sotto di questa soglia, tuttavia, dovrebbe essere consentita soltanto un’educazione preventiva, di carattere biologico, affidata al docente oppure alla classica «polizia di paese». Parimenti centrale nell’approccio che proponiamo é l’informazione preventiva ai genitori. Ci opponiamo però fermamente alla cosiddetta «educazione sessuale olistica» proposta dall’OMS, che espone bambini e adolescenti a un’educazione sessuale non consona all’età e il cui solo intento è di trasformarli quanto prima in «esseri sessuali». Le mie ex colleghe e i miei ex colleghi sono in chiaro sulla differenza?
Per fare chiarezza e sensibilizzare alcuni parlamentari scelti sul tema dell’educazione sessuale consona all’età, durante l’ultima sessione una delegazione dell’Associazione Iniziativa di protezione ha trascorso una giornata intera in Parlamento. L’obiettivo era mostrare il lavoro che svolge l’Associazione Iniziativa di protezione a tutela dei nostri figli attraverso colloqui diretti con i parlamentari e facendo capo a esempi concreti per persuaderli. Affinché temi quali «identità sessuale» o «salute sessuale» non vengano imposti già nella scuola dell’infanzia a bambini e bambine la cui preoccupazione principale dovrebbe essere quelle di giocare.
Il risultato è certamente lusinghiero: sono stati condotti colloqui personali sul tema dell’educazione sessuale con 17 parlamentari ed è stato riscontrato un ampio accordo rispetto alle nostre posizioni. Un successo pieno, che ci proponiamo di replicare alla prossima occasione.